Una colata di cemento e addio orchestrina

Trento perduta 1: Villa Alessandra

[ Sergio Perdomi, Veduta di Villa Alessandra: la facciata, anni Trenta, stampa su carta alla gelatina sali d’argento, cm 18 x 24. AFS, Fondo Rensi]

Il nome era scritto sull’attico della facciata. L’edificio sorgeva in Corso Tre Novembre ed era costituito da un corpo centrale aggettante, sviluppato su due piani e terminante in un’ariosa loggia a tre arcate, e da due basse ali laterali. Dal giardino – ombreggiato da cedri, banani e araucarie – una gradinata immetteva nell’atrio, definito da lesene ioniche di gusto classicheggiante.

La villa era stata progettata nel 1899 dal geometra Riccardo Liberi su commissione di Giuseppe De Mozzi. I lavori furono affidati al maestro muratore Melchisedecco Zambiasi di Mezzolombardo e si conclusero nel settembre del 1901. Intorno al 1931 la villa fu acquistata dall’imprenditore Umberto Girelli, che la trasformò in albergo e ristorante, mentre sul retro venne realizzato il primo campo da tennis regolamentare della città.

Nel dopoguerra Villa Alessandra conobbe una nuova stagione di splendore e vita mondana, grazie ai concerti e alle serate danzanti che vi si svolgevano. Poi vennero i bulldozer: nel 1955 l’edificio fu abbattuto per far posto agli opachi condomini odierni. Ogni metro quadrato utile fu edificato in cemento, raggiungendo altezze mai viste prima. Nel giro di un paio d’anni, il boulevard di Trento fu sfregiato per sempre.

RP


15/02/2017