A ciascuno il suo - Jedem Das Seine
di Renzo Fracalossi
Con Renzo Fracalossi, Andrea Anderle, Claudia Furlani, Marcella Cova, Giulia Mercadante, Sara Ghirardi, Fiorenzo Pojer, Cristina Guido, Marco Revolti
Nel proseguo della narrazione teatrale attorno alle miriadi di aspetti legati alla Shoah e all’Olocausto, il Club Armonia affronta il tema del “negazionismo”, questione quanto mai attuale e preoccupante.
Come noto, il “negazionismo” è rappresentato da un insieme di affermazioni con le quali si contesta o addirittura si nega in toto la realtà, scientificamente provata dalla storiografia mondiale, della persecuzione e del genocidio sistematico e pianificato degli ebrei d’Europa per mano dei nazisti e dei loro molti complici ed alleati.
“Jedem das Seine” è il testo tedesco dell’antico motto latino “suum cuique”, ovvero “a ciascuno il suo”. Si tratta di una frase che testimonia però anche la macabra ironia nazista, capace di contrassegnare con espressioni di questo tipo, il sistema concentrazionario sparso in tutto Europa. Si tratta di frasi purtroppo famose, come “Arbeit macht frei” (“Il lavoro rende liberi”) che campeggia sui cancelli di Auschwitz.
I detenuti di Buchenwald, uno fra i più efferati luoghi nell’insieme di oltre undicimila campi che costituiscono l’universo concentrazionario nazista, sono dapprima avversari politici di Hitler, poi arrivano gli ebrei e poi ancora i Testimoni di Geova, i Rom, i Sinti e i prigionieri di guerra sovietici, ma anche prigionieri italiani, francesi ed europei in genere, oltre a criminali comuni e disertori della Wehrmacht, per un totale di oltre 250.000 persone nel periodo di attività del Campo.
Buchenwald è un luogo dove i valori dell’umanità sono del tutto annullati e dove l’orrore raggiunge vette indescrivibili. È per tale ragione che si è scelto di raccontare Buchenwald e la sua “negazione”, ambientando la vicenda teatrale in un albergo della montagna sudtirolese, anche quale richiamo alla cosiddetta “Ratlinie” ovvero la “Via dei Topi” attraverso la quale i criminali nazisti fuggirono in Sudamerica, proprio nei giorni in cui a Monaco di Baviera si consuma la tragedia della squadra israeliana ai Giochi olimpici. È l’estate del 1972, esattamente cinquant’anni fa e anche tale coincidenza contribuisce a rendere più vivo il racconto nella sua complessità e interezza, affidandolo allo scontro fra negazionisti e testimoni delle vicende belliche e della persecuzione antisemita in Italia, in applicazione delle “leggi razziali” del 1938.
Ingresso gratuito
Accesso consentito con green pass rafforzato e mascherina FFP2, salvo diverse disposizioni di legge.