ALÈ - A tempo perso
di Abraxa Teatro Roma
Il progetto della messinscena è originale: non si vuole rappresentare tutta la Commedia, ma si concentrerà volutamente solo su alcuni canti per arrivare a esprimere e a comunicare alcuni tra i valori più importanti narrati, qualcosa definibile come la quintessenza dell’opera.
Pertanto sono stati scelti: il Canto III, perché incarna la possibilità di catapultare gli spettatori nel primo dei mondi ultraterreni in quanto è il canto in cui Dante insieme al poeta latino Virgilio, si trova di fronte alla porta dell’Inferno; il Canto VI del Purgatorio invece, con una introduzione creata dal canto delle muse e da alcuni versi appartenenti al Canto I del Purgatorio, esprime tutta la rabbia del Sommo Poeta nei confronti delle guerre che in quell’epoca continuano ad attraversare il terreno italico e nei confronti del vuoto di potere determinatosi con la lotta tra il papato e l’imperatore, mentre in relazione alla città di Firenze ne mette in luce in maniera ironica e particolarmente graffiante la corruzione degli amministratori, la volubilità delle genti; il Canto III del Paradiso, anch’esso introdotto dal Benedictus cantato, in cui comparirà il personaggio di Beatrice con tutta la sua carica di energia positiva che, insieme ad altri personaggi, risponderà alle domande dell’Alighieri sul Paradiso. Questo continuerà fino all’inizio del Canto IV e al dubbio di Dante sull’affermazione di Platone che asserisce che l'anima torna dopo la morte alla sua stella. Dice che l’alma a la sua stella riede, ciò aprirà l’epilogo sulla morte del poeta toscano.