In the name of algorithm - Gabriele Barbagallo

Mostra

L’artista esplora l’universo dei non-luoghi e di una terza realtà diversa da quella concreta e da quella digitale entro cui lo spettatore viene immerso. Il progetto è stato realizzato da Officina Espositiva e Spazio PierA con il contributo dell’Università di Trento e del Comune di Trento- ufficio Politiche Giovanili.
È proprio nell’ambito di questa collaborazione che a due studenti, Margherita Vincenzi e Giuseppe Scalia, è stata offerta la possibilità di curare in ogni suo aspetto una mostra d’arte. Nel processo di progettazione e organizzazione della mostra gli studenti hanno selezionato il lavoro di Gabriele Barbagallo (2001), un giovane originario di Catania che attualmente studia Fotografia all’Accademia di Belle Arti di Brera a Milano. Le sue opere non sono il puro risultato di un semplice scatto di macchina fotografica tradizionale: sono immagini nate fondendo foto reali, fotogrammetrie e render 3D. Nella sua sperimentazione Barbagallo riflette su come la fotografia tradizionale sia ormai inadatta per la rappresentazione di una realtà frammentata e costantemente filtrata dai media, che necessita di essere guardata con occhi nuovi e diversi. Le singole opere allestite non hanno un titolo specifico poiché l’artista predilige indicare una denominazione generale, in questo caso In the Name of Algorithm, per titolare ciascun lavoro.
Oltre alle fotografie, che verranno esposte solamente durante la serata inaugurale della mostra, sarà possibile vedere Touch Me, una performance svolta da Gabriele Barbagallo con la collaborazione di Sofia Salerno. Insieme alla performer, l’artista ha deciso di intraprendere un corso di Contact dance, tipologia di danza contemporanea in cui due corpi non si possono mai staccare. Proprio da questa attività Barbagallo e Salerno hanno deciso di creare qualcosa che iniziasse come performance ma poi fosse in grado di coinvolgere anche il pubblico. Lo scopo della performance è generare una forma di arte partecipativa che spinga il pubblico ad un dialogo corporeo e intersoggettivo, in cui la danza e la logica degli algoritmi consentono la condivisione e la socializzazione in modi distinti dalla quotidianità.
Lo spazio della mostra è un luogo “altro”, proprio come quelli che vengono presentati nelle opere di Barbagallo. Spazio PierA, infatti, è uno spazio underground, un garage fronte ferrovia che offre due stanze da destinare all’arte contemporanea e ad altre iniziative di matrice artistica. I fondatori dell’associazione che si occupa di Spazio PierA, Gabriele Lorenzoni, Micol Grazioli, Valentina Casalini e Stefania Segatta, hanno immaginato uno spazio libero e informale entro cui l’arte può esprimersi a contatto con la comunità cittadina. Mentre, grazie all’Officina Espositiva, programma del Dipartimento di Lettere e Filosofia coordinato da Denis Viva, gli studenti del corso magistrale di Storia dell’arte e studi museali hanno la possibilità di effettuare un tirocinio formativo organizzando mostre ed eventi artistici come questo.

La mostra prende forma in due momenti differenti: la presentazione del progetto che inizierà alle ore 17.30 con una breve introduzione da parte dell’artista e della performer, e si svolgerà all’interno dell’aula 004 del Dipartimento di Lettere e Filosofia (via Tommaso Gar, 14, Trento), e l’inaugurazione della mostra alle ore 18.30 presso Spazio PierA (via Lavisotto 9, Trento) dove sarà possibile vedere le opere allestite e assistere alla performance dell’artista Touch me.