La memoria come coscienza civile
Incontro con Agnese Pini, giornalista e scrittrice, direttrice de “La Nazione”
Estate 1944.
Lungo la Linea gotica una serie di orribili eccidi nazifascisti scrivono alcune tra le pagine più feroci della guerra in Italia. A San Terenzo Monti, in Toscana, vengono uccise senza pietà 159 persone, in prevalenza donne e bambini. Tra esse anche parte della famiglia di Agnese Pini.
Talento precoce del giornalismo, a soli 34 anni prima direttrice donna de "La Nazione" e ora anche de "Il Giorno»", "Il Resto del Carlino", "Il Telegrafo" e del "Quotidiano Nazionale", lei di storie ne ha incontrate e raccontate tante.
Ma questa è sempre stata diversa: ascoltata e riascoltata fin da quando era bambina, le era sempre parso un capitolo ormai chiuso di una memoria solamente familiare.
Ma mentre l’Europa riscopre la violenza della guerra e le stragi assurde dei civili, gli orrori di ieri tornano a essere quelli di oggi… e insieme al libro della storia si riapre anche quello di famiglia, mostrando come quel capitolo sia tutt’altro che chiuso e meriti di essere raccontato.
Perché la resistenza civile di un paese si può tenere viva solo coltivando la memoria e restituendo verità e dignità al destino degli ultimi.
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AGNESE PINI
Autrice e giornalista, Agnese Pini è diventata a 34 anni la prima donna a dirigere "La Nazione" nei 160 anni di storia del quotidiano. Da due anni è direttrice anche de “Il Resto del Carlino”, “Il Giorno” e “Quotidiano Nazionale”. Fin da adolescente ha posato i suoi occhi sull’attualità, ma nel suo libro d’esordio Un autunno d’agosto. L’eccidio nazifascista che ha colpito la mia famiglia. (Chiarelettere 2023) ha riaperto le pagine della sua memoria familiare per ragionare su cosa sia, oggi, la coscienza civile.
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