Portobeseno 2025
La ventunesima edizione del festival tra paesaggio sonoro, memoria e comunità

Oltre i vent’anni di Portobeseno
Ritualità performativa, identità sonora e resilienza comunitaria
Un castello che ascolta: la nascita di un festival unico
Sul profilo della collina, il Castello di Beseno domina la Vallagarina: uno scrigno di pietra e storia che da ventuno anni si fa teatro vivente per Portobeseno.
Nato nel 2005 come processo culturale partecipativo, il festival Portobeseno, viaggio tra fonti storiche e web celebra quest’anno il suo ventunesimo anno: una ricorrenza che assume un significato ancora più profondo nel nostro presente segnato da fragilità economiche e da uno stile di vita sempre più accelerato e performativo in cui tutto – anche la cultura – rischia di diventare consumo veloce.
In questo scenario, un festival come Portobeseno rappresenta un’alternativa concreta: un’esperienza culturale che non si limita all’evento ma crea connessione, condivisione e senso di appartenenza. Un festival che produce attività educative partendo dalla ricerca sul territorio locale e che conferma ventuno anni di suoni ambientali e musica elettroacustica all’interno di uno dei castelli più estesi delle Alpi.
Un atto collettivo di ascolto e presenza
Ideato da Davide Ondertoller e curato con Sara Maino, Portobeseno mette in scena il paesaggio sonoro e la storia del Castello, trasformando l’ascolto in atto condiviso.
La performance non è solo musicale ma esperienza antropologica: ogni installazione, passeggiata, talk, laboratorio diventa momento sociale e forma un legame tra persone, generazioni e saperi.
Resilienza culturale: un festival che resiste e rilancia
Nonostante le difficoltà – costi crescenti, fragilità economica, incertezze istituzionali – Portobeseno resiste. E lo fa non celebrando sé stesso ma riaffermando una visione: se un’idea culturale resiste per ventuno anni, vuol dire che ha messo radici. Nella comunità, nelle istituzioni, nel tessuto sociale.
Perché proprio in un castello medievale?
Sorge spontanea la domanda: cosa spinge davvero gli organizzatori a dar vita a un festival di tale portata in un castello medievale?
La risposta va ben oltre la suggestione scenografica.
Scegliere una fortezza come quella di Beseno significa trasformare un luogo storico in un luogo-personaggio capace di raccontare sé stesso attraverso suono, memoria e paesaggio.
È una precisa visione culturale, una strategia di place branding che rende il territorio riconoscibile, identitario e desiderabile.
Il castello – la più grande fortezza del Trentino – non è solo palcoscenico: è protagonista attivo diventando strumento narrativo e acustico, punto d’incontro tra passato e contemporaneo dove pietra, vento e voce si intrecciano in un rito collettivo di ascolto e appartenenza.
Il paesaggio sonoro come identità vivente
Il festival valorizza l’architettura del castello trasformando passaggi, torri e bastioni in spazi vivi, aperti a installazioni sonore, performance dal vivo ed esperienze immersive.
Attività come le soundwalk ed eventi come i concerti di live electronics non si limitano a intrattenere: alimentano un dialogo profondo tra luogo e suono.
Il castello diventa narratore di sé stesso, raccontandosi attraverso le voci dell’acqua, del vento, dei passi, del traffico lontano. Il paesaggio sonoro è l’anima di un luogo che vive, respira e si rivela anche nei suoi suoni più nascosti.
Scoprire un territorio significa anche ascoltarlo: Portobeseno si fa laboratorio di ecologia acustica insegnando a riconoscere l’identità sonora di corsi d’acqua, sentieri, comunità. Le sonorizzazioni, le installazioni e le passeggiate stimolano la consapevolezza dell’ascolto e aprono nuove possibilità percettive tra valle e montagna.
L’impatto sul territorio: cultura che lascia traccia
I festival generano coesione sociale, capitale simbolico, turismo culturale. Portobeseno, nelle sue edizioni precedenti, ha prodotto:
Valorizzazione del patrimonio
In ventuno anni di sperimentazione tra suoni ambientali e musica elettronica, il Castello di Beseno ha guadagnato una visibilità crescente diventando uno dei primi luoghi in Italia a ospitare concerti basati su paesaggi sonori locali e suoni generati da dati aperti (data sonification). Gli interventi di restauro del 1973 e del 2002 lo hanno trasformato in un museo provinciale, collocato tra pratiche di associazionismo culturale e dinamiche turistiche in espansione. Oggi rappresenta un punto d’attrazione vivo anche al di fuori della rassegna, capace di coniugare memoria storica e innovazione.
Turismo culturale sostenibile
Le passeggiate sonore, le installazioni e le esperienze immersive proposte da Portobeseno hanno incentivato un turismo lento e consapevole, capace di generare movimento e permanenza nel territorio. I visitatori, attratti da un’offerta culturale fuori dai circuiti tradizionali, si sono fermati per pernottare nelle strutture locali, visitare il castello e i borghi vicini, gustare la cucina del territorio e intraprendere escursioni naturalistiche lungo i sentieri che collegano il paesaggio sonoro alla dimensione fisica dell’ambiente.
Questo tipo di fruizione ha valorizzato l’interazione tra cultura e natura, trasformando l’esperienza artistica in un’occasione di scoperta lenta e profonda del luogo. Un impatto positivo, concreto e diffuso, che ha coinvolto non solo il pubblico ma anche gli operatori economici locali, contribuendo a rafforzare il legame tra evento culturale e tessuto territoriale.
Partecipazione diffusa
Scuole, associazioni, giovani volontari e abitanti del territorio sono stati coinvolti in modo attivo e continuativo attraverso laboratori, attività di progettazione condivisa e accoglienza durante il festival. Si tratta di un vero e proprio processo partecipativo che nel tempo ha contribuito a rafforzare il capitale umano e a radicare un senso profondo di identità locale. Tra i progetti più significativi, si può ricordare la collaborazione con le scuole primarie, che ha portato alla realizzazione di oltre 200 interviste audio georeferenziate, successivamente rilasciate con licenza Creative Commons su archive.org, a disposizione della collettività.
Di grande rilievo anche il sostegno indiretto alla nascita e crescita di associazioni giovanili locali, che nel tempo hanno iniziato a utilizzare il Castello di Beseno come spazio di espressione, ideazione e produzione culturale, spesso senza contributi pubblici, dimostrando una forte autonomia e un legame autentico con il territorio.
Conclusione: un approdo, un rito, una visione
Ventuno anni dopo i suoi esordi, Portobeseno conferma la sua vocazione: un approdo, come recita il claim, per navigatori della memoria e della creatività.
La giornata del 6 settembre 2025 tra bastioni e corti, tra alti e bassi acustici che invitano a riscoprire il fascino di un luogo millenario – reso vivo e contemporaneo attraverso l’ascolto – avrà come titolo Un Suono Lungo un Giorno: undici musicisti, provenienti da aree musicali molto diverse ma legati da interessi e poetiche comuni o concomitanti, si alterneranno in una performance sonora dalle 10 alle 22. Filo conduttore di questa maratona sarà l’idea di suono come vibrazione, mantra, respiro, medicina. Una performance che, in un processo di lenta metamorfosi acustica, evoca il potere taumaturgico del suono e lo accosta a quello di esperienza mistica, in un ampliamento dello stato di coscienza tale da consentire all’ascoltatore di entrare in contatto con gli spiriti della natura e con l’energia del cosmo.
Questi gli artisti presenti: Emilio Galante, Roberto Laneri, Walter Zanetti, Angelo Contini, Francesco Paladino, Tiziano Popoli, Francesco Giannico, Giuseppe Caprioli, Mauro Pedron, Davide Cristiani, Lorenzo Zanghielli.
Possiamo legittimamente affermare che Portobeseno è molto più di un festival: è un rito che afferma la bellezza del nostro paesaggio – non solo visivo ma profondamente sonoro – e la forza del fare comunità, ascoltando ciò che da sempre parla: le pietre, l’acqua, l’aria, la natura, la memoria.
Per info e contatti
Sito ufficiale: www.portobeseno.it
In collaborazione con: Associazione Valle del Rosspach, Comitato Magnalonga
Direzione artistica: Davide Ondertoller, Tiziano Popoli
Con il sostegno di: Regione Autonoma Trentino Alto Adige, Comunità della Vallagarina, Comune di Calliano, Comune di Besenello, Banca per il Trentino Alto Adige, Provincia Autonoma di Trento