#1. Le ragioni dell'iniziativa

La ‘rivoluzione’ fotografica di ieri e di oggi. Alla scoperta della fotografia nella sua identità storica

Marchio fotografico dell'atelier di G.B. Altadonna, particolare [ @ AFS, Soprintendenza per i beni culturali, Provincia autonoma di Trento]

Viviamo nell’era della smaterializzazione della fotografia.

In pochi anni l’avvento del digitale ha scosso alle fondamenta il mondo del fotografico, trasformandoci tra l’altro in produttori “seriali” di fotografie. Alle prove d’autore, frutto di un insieme meditato di scelte, tradotte in un linguaggio personale e originale, si aggiungono inesauribili gli scatti degli smartphone, in massima parte destinati a una vita effimera, codificata nelle storie di Instagram, che durano solo 24 ore. Sono quasi due miliardi le fotografie caricate quotidianamente sulla rete, che ha aperto opportunità prima impensabili di condivisione orizzontale, globale e simultanea delle immagini. La nostra esposizione alla cultura visuale non è mai stata così continua e serrata.

Questa rapida evoluzione rischia di oscurare, soprattutto per le generazioni più giovani, la vicenda ultra secolare delle fotografie analogiche: oggetti con una propria fisicità e con caratteristiche storicamente determinate, legate alla cultura del fotografo e alle possibilità tecnologiche che aveva a disposizione al momento dello scatto e della stampa.

L’espansione contemporanea non deve invece farci dimenticare la svolta epocale che la fotografia, tra calorosi entusiasmi e allarmate riserve, rappresentò fin dalla sua prima apparizione ottocentesca. Risale al 7 gennaio 1839 la presentazione ufficiale del primo procedimento fotografico, che prese il nome di dagherrotipia. Nel 1853, il New York Daily Tribune stimava che quell’anno la produzione di dagherrotipi avesse raggiunto quota 3 milioni. Nei decenni successivi, la diffusione delle stampe fotografiche su carta all’albumina portò la produzione di uova a picchi inusitati, con enormi allevamenti consacrati alle nuove esigenze. La tecnica fotografica, progressivamente perfezionata e semplificata grazie alla sperimentazione incessante di differenti metodi, supporti, sostanze chimiche, si impose come veicolo privilegiato per la documentazione di persone, luoghi ed eventi, ma anche come mezzo di comunicazione, ricerca scientifica, interpretazione del mondo. La possibilità di produrre immagini in modo teoricamente illimitato determinò un passaggio paragonabile a quello che la stampa a caratteri mobili aveva prodotto per la cultura scritta.

Data al 1890 la rivoluzione Kodak (voi schiacciate il bottone, noi facciamo il resto), che suggellò la massificazione della fotografia: quella delle escursioni fuori porta, delle prime comunioni e dei matrimoni, dei viaggi di nozze, dei ritratti gelosamente conservati nel portafogli, delle cartoline postali, cresciuta in parallelo con gli usi ospedalieri e psichiatrici, con le applicazioni astronomiche e botaniche, antropometriche e criminologiche. La fotografia si era ormai pienamente rivelata nelle sue diverse declinazioni di industria, espressione artistica, mestiere, hobby, strumento, medium.

I prodotti di quella effervescente stagione non si conservano solo nelle istituzioni specializzate. Sono presenze significative all’interno di biblioteche, musei, archivi prevalentemente documentari; ma anche nel privato delle case, tra le pagine dei vecchi album di famiglia e nelle buste polverose, nascoste sul fondo di un cassetto, dove, troppo spesso, rimangono “mute” e dimenticate. Come scrive Michele Smargiassi, infatti, nella nostra civiltà – o inciviltà – delle immagini siamo abituati a vedere “attraverso la fotografia, ma ci dimentichiamo di vedere la fotografia” nella sua identità storica di prodotto culturale.

Nasce così questa nuova iniziativa a cura della Soprintendenza per i beni culturali, che aderisce alle campagne #iorestoacasa e #laculturanonsiferma, moltiplicando l’impegno a rendere accessibili le proprie collezioni e valorizzare il patrimonio culturale come bene comune. 
Attraverso la rubrica saranno condivise conoscenze e risorse sull’evoluzione delle tecniche fotografiche ottocentesche, presentate principalmente attraverso esemplari appartenenti alle raccolte dell'Archivio fotografico storico (AFS).

Ricco di oltre un milione di fototipi, l’AFS, che ha trovato ufficiale riconoscimento con la legge provinciale sui beni culturali 17 febbraio 2003, n.1, ha ereditato i materiali della fototeca di catalogazione costituita al tempo dalla prima Soprintendenza statale, all’indomani dell’annessione del Trentino al Regno d’Italia, in rapporto con le inderogabili necessità di documentazione e tutela di un patrimonio duramente colpito dalla Grande guerra. In parallelo con il crescente interesse per la fotografia come bene culturale, negli ultimi decenni il patrimonio dell’AFS si è poi accresciuto con l’acquisizione di singoli esemplari di pregio, raccolte e interi archivi professionali appartenuti a collezionisti o importanti fotografi trentini, così salvati da smembramenti e dispersioni.

Il progetto, di conseguenza, offrirà anche l'occasione di esplorare i diversi fondi fotografici in cui è racchiusa la memoria visiva della nostra comunità, e avvicinarsi alla storia della fotografia in Trentino, e non solo. Con questo scopo, a corredo di ogni uscita saranno proposti riferimenti bibliografici e spunti di approfondimento con particolare riguardo alle risorse online. Sarà così possibile (ri)scoprire antichi procedimenti di ripresa e di stampa che con la definitiva industrializzazione della fotografia furono quasi completamente abbandonati a favore di soluzioni più rapide e di minor costo: esito che, con le parole di Lorenzo Scaramella, “non ha nulla a che vedere con la bellezza di queste tecniche ognuna delle quali – come vedremo – è dotata di sue peculiari possibilità espressive e di una sua sintassi.”

 

 

Per saperne di più

Lorenzo Scaramella, Fotografia. Storia e riconoscimento dei procedimenti fotografici, Roma 1999

 

Risorse online

Michele Smargiassi, Buon compleanno, mamma foto, fatti vedere…, visto il 7 aprile 2020
smargiassi-michele.blogautore.repubblica.it/2019/01/07/fotografia-compie-180-anni-daguerre-arago/

Si consiglia inoltre la visione di due contributi video in cui Italo Zannier, decano degli studi di storia della fotografia in Italia, racconta “La sfida della fotografia” (in part. 0.00-4.30) e “Le tecniche nella fotografia dell’Ottocento", anticipando i passaggi salienti dell’evoluzione che sarà presentata nelle prossime uscite.


Katia Malatesta

20/04/2020