Il Cristo crocefisso della Cappella di Castel Thun
La scultura lignea è stata restaurata presso il Laboratorio della Soprintendenza
Ripresa in controluce, con la luce radente del mattino che illumina la volta affrescata dello spazio sacro, una rara immagine dell’Archivio fotografico storico della Soprintendenza mostra come si presentava, negli Anni Venti del Novecento, la Cappella dedicata a San Giorgio e a Santa Margherita a Castel Thun nella bassa Val di Non.
Al centro della mensa in muratura dell’altare era appoggiato una croce con Cristo crocefisso e davanti a questo stava una scultura pure lignea rappresentante una cosiddetta Pietà, cioè il momento in cui Maria accoglie il corpo di Cristo morto dopo la deposizione dalla croce.
Un’altra immagine d’archivio databile al 1973 mostra il Cristo crocefisso in primo piano, ancora fissato alla semplice croce realizzata con due assi di legno in seguito andata perduta. Il corpo del Cristo appare brunito con segni evidenti di deterioramento della materia lignea in corrispondenza delle mani e dei piedi.
La scultura è stata sottoposta ad un accurato lavoro di restauro presso il Laboratorio di restauro afferente all’Ufficio per i beni storico-artistici della Soprintendenza.
Il laboratorio attuale è l’erede del Laboratorio di restauro ligneo attivato presso Torre Vanga per iniziativa dell’assessore Guido Lorenzi e su suggerimento dello storico dell’arte Francesco Valcanover all’indomani del passaggio delle competenze in materia di tutela e conservazione dei beni culturali dalla Stato alla Provincia autonoma di Trento avvenuto all’inizio degli anni Settanta del secolo scorso.
Il restauro dell’opera d’arte è stato progettato e realizzato dal restauratore Roberto Perini, attivo all’interno del laboratorio fin dalla sua fondazione.
La scultura, databile fra la fine del Quattrocento e l’inizio del Cinquecento, prima dell’intervento si presentava in mediocre stato di conservazione: staccata dalla sua croce, i piedi ormai rescissi dalle gambe, la materia martoriata da un deleterio attacco di insetti che si nutrono del legno, la superficie scurita dall’ossidazione e dal deposito di polvere e di sostanze grasse, le superfici policrome della corona di spine, della barba e del perizoma anch’esse sporche e localmente avvilite da ridipinture. In aggiunta alla pulitura delle superfici, particolarmente impegnativo sono risultati dunque il lavoro di consolidamento strutturale del legno e la revisione e il ripristino delle connessioni degli arti al corpo.
L’ambiente che ospitava il Crocefisso fa parte del nucleo più antico di Castel Thun. Anche i dipinti murali della cappella, attribuiti al pittore di origine bavarese Conrad Weider, attivo in Trentino e in Alto Adige alla fine del Quattrocento, sono stati restaurati una decina di anni fa nell’ambito degli impegnativi lavori di conservazione e riallestimento che hanno interessato l’imponente complesso castellano.
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Referenze fotografiche:
1, 4-6 Remo Michelotti e Roberto Perini
2-3 Archivio fotografico storico
7 commons.wikimedia.org (CC)
8 Claudio Vicenzi
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04/05/2020