Le ante dipinte della collezione Wolkenstein
La scoperta in fase di restauro
La vasta campagna di lavori programmati dalla Soprintendenza per la salvaguardia delle opere d’arte della collezione Wolkenstein, acquisita alla proprietà provinciale tra il 2006 e il 2009 (leggi di più), ha interessato anche quattordici belle ante in tela con leggera intelaiatura lignea dipinte a tempera.
Si tratta di pannelli alti e stretti, di formato rettangolare, ciascuno con un registro superiore in cui compare un imperatore romano, loricato e cinto d’alloro, e uno inferiore con la raffigurazione allegorica di un pianeta o una divinità mitologica, databili al primo Seicento, incorniciati da un telaio ligneo.
La loro collocazione originaria non è conosciuta; all’epoca dell’acquisizione erano conservate presso Castel Toblino.
Osservando con attenzione i manufatti si può dedurre che tutte le ante siano state oggetto nel corso del tempo di vari interventi manutentivi. In un intervento di riconfigurazione e di riassemblaggio, riconducibile per caratteristiche tecniche e scelte stilistiche al XIX secolo, verosimilmente per soddisfare esigenze legate ad nuova collocazione, otto di esse furono unite a coppie, a formare quindi quattro grandi battenti, utilizzando listelli lignei sovrapposti, senza tener conto della preesistente numerazione che era presente su alcune di esse. Tale criterio di ricomposizione fa ipotizzare una collocazione integrata nelle pareti di una stanza, ad esempio come scuretti o come sportelli di una libreria o di una armadiatura. A tale assetto non originario risale anche la ridipintura bianca dei fondi delle figure, che si sovrapponeva all’originale blu smaltino.
Il recente restauro, realizzato in due lotti tra il 2017 e il 2018, si è prefissato l'obiettivo di rendere disponibile alla valorizzazione museale ed alla pubblica fruizione l’intero corpus di ante dipinte della collezione Wolkenstein, intervenendo con una logica di conformità estetica e conservativa sulle ante rimaste escluse dalle campagne di restauro precedenti.
I lavori di restauro, eseguiti in diretta amministrazione da Ileana Ianes e Roberto Marzadro, sono stati progettati e diretti da Alessandro Pasetti Medin ed Ermanno Tabarelli de Fatis con la collaborazione di Vito Mazzurana, della restauratrice Maria Luisa Tomasi e di Stefano Volpin per l’attività diagnostica e le indagini tecnico scientifiche. Per le analisi diagnostiche ci si è avvalsi della collaborazione di Antonella Casoli dell'Università di Parma, di Sonia Cattazzo della ditta C.M.R. Center Materials Research S.n.c. Vicenza e di Davide Bussolari di Campogalliano per quanto riguarda le indagini I.R., U.V. e Raggi X.
Sulla base delle risultanze della analisi scientifiche si è individuata quale soluzione da adottare il recupero della cromia originaria del fronte, che ha riacquistato l’aspetto originario, più luminoso e profondo grazie ai fondi delle figure in Blu di Smalto.
Nella fase di indagine propedeutica al restauro, le radiografie e la fluorescenza ultravioletta del retro delle ante hanno permesso anche un’importante e interessante scoperta, già intuita dai restauratori: sotto la ridipintura integrale eseguita nell’Ottocento si celava una serie di ulteriori decori originari.
Si tratta della rappresentazione dei simboli di otto segni zodiacali: la Vergine, la Bilancia, il Capricorno, lo Scorpione, il Sagittario, il Cancro, l'Acquario e i Gemelli, ciascun segno dipinto all'interno di una forma ovale dal contorno irregolare, con le figure che li rappresentano, e ai piedi di ogni figura, il nome corrispondente, scritto in caratteri gotici. Nella zona inferiore di ciascuna anta si sono ritrovate le tracce di ulteriori elementi decorativi, che risultano di difficile interpretazione; uno di questi sembra essere riconducibile a una rappresentazione floreale.
La scelta di restauro per il retro delle ante è stata, per ora, quella di non asportare la ridipintura ottocentesca presente, molto difficile da rimuovere e raffigurante una finta tappezzeria; l'individuazione dei segni zodiacali messi in luce dalle indagini radiografiche, tuttavia, conferma l'importanza del restauro come occasione di verifica e acquisizione di nuove conoscenze.
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Sintesi a cura di
Lucia Giovannini
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Per approfondire
Si allega la relazione completa di Maria Luisa Tomasi
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Referenze fotografiche
Vito Mazzurana
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13/05/2020