Un dono da esibire
Il bicchiere con l’aquila imperiale
Questo contenitore, alto 18 centimetri, in vetro soffiato e smalti, è un tipico prodotto della cultura imperiale tedesca.
La superficie è connotata dalla raffigurazione dell’aquila bicipite coronata e dall’iscrizione didascalica allusiva ai membri (Glieder) costitutivi il Sacro Romano Impero. La diffusione di questo tipo di manufatti di indubbio valore simbolico è attestata soprattutto nel XVI e XVII secolo ed ancor oggi molti musei ne conservano numerosi esemplari.
Questa peculiare tipologia di manufatto vetrario, correttamente definito Reichsadlerhumpen (letteralmente Boccale dell'aquila imperiale), aveva una specifica funzione rappresentativa e, come tale, veniva orgogliosamente esposto sulle credenze delle case dei feudatari dell’impero; nel corso del tempo divenne uno degli oggetti-simbolo offerti come doni ai dignitari, ai personaggi di spicco della società ed ai rappresentanti di associazioni e confraternite.
La distribuzione degli stemmi dei Glieder, disposti in file di quattro sulle ali dell’aquila, è la cosiddetta Quaternionenadler e la sua rappresentazione figurativa più antica si trova nella raccolta manoscritta detta “Agrippina” risalente al XV secolo. Nella stessa fonte il corpus dell’impero è identificato con l’aquila bicipite di colore nero e i suoi membri costitutivi sono gli stemmi disposti in file di quattro e collocati sulle ali spiegate. Da tale modello figurativo deriva il popolare e consueto schema araldico realizzato da Hans Burgkmair verso il 1510 e successivamente rielaborato con un’incisione colorata di Jost de Necker pubblicata dal figlio David. Nelle raffigurazioni più antiche sul corpo dell’aquila imperiale si staglia la figura del Cristo crocefisso, che poi sarà sostituita, come nel nostro esemplare, dalla rappresentazione del globo con croce apicale (Reichsapfel).
I 56 stemmi rappresentano simbolicamente principi elettori, margravi, burgravi, landgravi, uomini liberi, città, villaggi e contadini, quale allegoria di una ordinata democrazia come il Sacro Romano Impero.
L’iscrizione latina VIVAT, che spicca nella parte anteriore fra le teste, è un auspicio per le sorti dell’impero nei secoli, la cui origine risaliva a Carlomagno.
L’iscrizione G. W. M. Z. B. - leggibile nella parte posteriore - è presumibilmente l’abbreviazione riferibile a Georg Wilhelm (von Hohenzollern) Markgraf Zu Brandenburg, quale elettore palatino, che il 24 luglio dell’anno 1616 ad Heidelberg si unì in matrimonio con Elisabeth Charlotte von der Pfalz.
L’iscrizione ANNO 1616, leggibile nella parte posteriore, attesta la datazione del manufatto la cui esecuzione, come suggeriscono la colorazione verdastra della pasta vitrea impiegata e la fattura esecutiva degli stemmi realizzati con smalti variopinti, è assegnabile ad una delle manifatture che all’epoca erano attive in Boemia.
Appartengono al gusto storicistico dell’Ottocento diverse copie di più piccole dimensioni che attestano il successo del manufatto seicentesco.
Il testo è tratto da:
Claudio Strocchi, Scheda 24, Reichsadlerhumpen, in Tesori dal Passato. Arte e storia in dieci anni di acquisizioni, a cura di Laura Dal Prà e Luciana Giacomelli, Trento 2014
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Il bene è stato acquisito al patrimonio provinciale con determinazione n. 276 del 20 dicembre 2005 e destinato alle collezioni del Castello del Buonconsiglio, con inventario n. 474484.
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Per approfondire:
M. Bierschenk, Kunstgewerbemuseum Berlin. Kunsthandwerk vom Mittelalter bis zur Gegenwart. Bildführer, Berlin 1985, pp. 130-131
Krönungen. Könige in Aachen. Geschichte und Mythos, catalogo della mostra, a cura di Mario Kramp, Mainz 2000, II, Kat. Nr. 7-11, 8-28
05/05/2020