Il Catai di Marco Polo e la Cina di Martino Martini

Mostra

Marco Polo, Qubilay Khan, i portoghesi di Macao, Matteo Ricci, Martino Martini, Johan Nieuhof e la Compagnia Olandese delle Indie Orientali: ecco i protagonisti principali della mostra che il Centro Studi Martino Martini propone per i Martini Days del 2024, cogliendo l’occasione del 700° anniversario della morte di Marco Polo per fare il punto sullo sviluppo della conoscenza della Cina in Occidente tra Basso Medioevo ed Età Barocca.

Se per Marco Polo la Cina era il “Catai”, ossia la sua parte settentrionale, quella a nord del Fiume Azzurro, per i portoghesi, i gesuiti e gli olandesi era soprattutto il “Mangi”, ossia la sua parte meridionale, dove avevano (o cercavano di avere, nel caso degli ultimi) le loro basi e svolgevano le loro attività commerciali e missionarie, facendo perno sulla città di Macao, fondata ufficialmente nel 1557 e ultima colonia europea a essere restituita alla Cina nel 1999.

Per comprendere che il Catai di Marco Polo e dei missionari francescani che lo precedettero e lo seguirono era lo stesso paese, la Cina della dinastia Ming, raggiunto via mare dagli europei all’inizio del Cinquecento, ci vollero una ventina d’anni, il tempo per Matteo Ricci di mettere a fuoco il problema e d’inviare un confratello portoghese a compiere il viaggio via terra necessario a fare chiarezza sulla faccenda. Peccato che il protagonista sia poi morto subito dopo il suo ritorno…

La quadratura del cerchio, alla metà del Seicento, venne trovata infine da Martino Martini, autore del primo atlante organico della Cina, in cui sono descritte le 15 province storiche del paese, con una ricchezza di particolari e una precisione di dati frutto di un’attenta analisi delle fonti originali cinesi, insieme a osservazioni astronomiche e ricerche documentarie di prima mano, creando una sintesi del tutto originale di grande efficacia narrativa, oltre che scientifica.

Catturato dagli olandesi mentre si accingeva a tornare in Europa, il gesuita trentino divenne in qualche modo un loro collaboratore, in cambio della libertà e di un passaggio su una delle loro navi dirette in Occidente, fornendo una serie d’informazioni di carattere strategico che permisero alla Compagnia Olandese delle Indie Orientali d’inviare la prima ambasceria ufficiale alle corte imperiale di Pechino, ora sotto la dinastia Qing, al fine di ottenere la libertà di commercio nella parte meridionale del paese.

Frutto di questa impresa fu un’opera, compilata dall’assistente della spedizione Johan Nieuhof, che descrive non soltanto il viaggio degli ambasciatori, ma anche l’interno del paese con gli occhi di un osservatore attento e scrupoloso, ma soprattutto capace di trasporre su carta case, palazzi, città, fiumi, laghi, montagne, piante, animali e persone con un dettaglio e una ricchezza tali da rendere le sue illustrazioni un punto di riferimento imprescindibile per gli architetti, i pittori, gli scultori e gli artigiani che avrebbero diffuso, nel corso del XVIII secolo, la moda delle cineserie in tutta Europa.

Un dialogo culturale intenso e fecondo, sviluppato nell’arco di quattro secoli, che contribuì a cambiare profondamente l’immagine del mondo e a favorire la reciproca comprensione tra i due estremi dell’ecumene eurasiatica.

Costi

Ingresso libero e gratuito

 Per tutti gli aggiornamenti e/o eventuali modifiche al programma, consultare il sito ufficiale: https://www.martinomartinicenter.org   


organizzazione: Centro Studi Martino Martini cofinanziato dalla Fondazione Caritro, con il supporto del Comune di Trento e in partnership con l'associazione Glow e con l'Associazione Cinesi Trentino.

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