La Grande Guerra meschina

In occasione dell’'entrata delle truppe italiane in Ala durante la Grande Guerra

Teatro
[ Istitut Cultural Ladin - Museo Ladin de Fascia]

Stagione di prosa di Ala 2014/2015

Compagnia Le Falie

La Grande Guerra meschina
drammaturgia, testi e regia di Alessandro Anderloni
con Alessandro Anderloni narrazione, Raffaella Benetti canto Thomas Sinigaglia fisarmonica

Sono più di quarantamila i libri che trattano della Prima guerra mondiale pubblicati dal 1915 ad oggi, ma solo negli anni Novanta uscirono in Italia i primi studi che affrontarono l’'argomento proibito delle fucilazioni e delle decimazioni sommarie che rappresentano l’'aspetto più sconvolgente della cosiddetta “amministrazione della giustizia militare” dell’'esercito italiano, il più inviolabile dei tabù della Grande Guerra.

Un tabù dietro al quale si celano le responsabilità degli atroci crimini di guerra perpetrati dallo stato maggiore dell'’esercito, dai comandanti d’'armata, da molti ufficiali superiori. Lo spettacolo affronta, a muso duro, l’'argomento degli ammutinamenti, delle diserzioni, dell'’indisciplina, dell'’odio verso gli ufficiali, dell’'autolesionismo, delle feroci battute e dei cartelli satirici contro le autorità e le istituzioni, delle dolorose canzoni di guerra intonate nelle trincee. Si scopre che la cosiddetta Grande Guerra (che di grande ebbe solo l'’immenso numero di morti) fu tutt’'altro che combattuta a furor di popolo ma, al contrario, fu combattuta (oltre che voluta) contro il popolo.

Alla narrazione si intrecciano i canti, dalle ballate contro la guerra di Bertolt Brecht, “Kanonen Song” e “La leggenda del soldato morto”, con la musica di Kurt Weill, a perle della musica cantautoriale come “Il disertore” (Vian), “Garbato amore mio” (Fossati) e “Poca voglia di fare il soldato” (Finardi), fino alle struggenti melodie popolari nate nel primo dopoguerra come “Disertore dal Veneto” e “Stelutis Alpinis” dal Friuli. Dalle lettere dei soldati dal fronte: «Mi scrivono dall'’Italia. E io che risposta devo dare? Che è semplicemente un grande macello e che questi assassini non vogliono finirla.» «Sarebbe ora di farla finita e di non giocare più coi cannoni con la carne umana come si farebbe all’'osteria con le carte e col vino.» «Speriamo che questo macello termini presto, o forse vogliono far massacrare tutti gli uomini per colpa di alcuni stupidi, che meriterebbero per lo meno di venirsi a trovare nella stessa condizioni di noi!» «Ah, caro cugino, quanto dobbiamo soffrire per mantenere questo sport inventato da quelli che sono stufi di tutti gli altri divertimenti.» «Io spero in una prossima pace, che bramo più della luce del sole, dell'’aria e del respiro.»


organizzazione: Coordinamento Teatrale Trentino - Comune di Ala

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