Castel Penede

Sorto su uno sperone di roccia che sovrasta l’abitato di Nago, un tempo controllava la via di transito fra la val Lagarina e il lago di Garda

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Il nome Penede deriva dal toponimo preromano penna (cresta, picco) con cui si designa lo spettacolare promontorio roccioso che dalle pendici del monte Baldo si protende verso il lago di Garda, sul quale fu edificato il castello. Quest’ultimo fu eretto dai conti d’Arco nel primo decennio del Duecento, a presidio dell’antica strada romana diretta al valico fra l’Alto Garda e la valle dell’Adige, e risulta citato per la prima volta nel 1210, quando il principe vescovo di Trento Federico Vanga stipulava la pace con i conti d’Arco riservandosi la sovranità feudale sul Castrum Penne.

La forte valenza strategica mise più volte il castello al centro di lotte e guerre. Dopo l’episodio del 1210, si ricordano le ripetute contese sul possesso di Penede fra gli Arco, i Castelbarco e i vescovi di Trento, che si protrassero fino alla vittoria degli Arco nel 1348. Nel Quattrocento il castello si trovò al centro delle guerre fra la Repubblica di Venezia e il ducato di Milano, finendo espugnato nel 1438 dalle truppe veneziane comandate dal celebre Erasmo da Narni, detto il Gattamelata. L’anno successivo, divenuto stabile presidio militare della Serenissima, Penede assisteva all’avventuroso transito per via di terra, da Mori a Torbole, delle galeas per montes: la piccola flotta veneziana trasferita dall’Adriatico al lago di Garda, grazie alla quale nel 1440 la Repubblica poté ristabilire la completa signoria sul lago.

Nel 1509, nel pieno della guerra contro l’imperatore Massimiliano I, Venezia perse definitivamente il controllo sull’Alto Garda e con esso il possesso del castello e della giurisdizione di Penede, che tornarono così all’interno della contea tirolese quale feudo affidato ai conti d’Arco. L’importanza del castello per il controllo viario era rimasta immutata, tanto che nel 1579, quando il governo di Innsbruck sollevò i conti d’Arco dalla loro giurisdizione, i commissari tirolesi presero immediato possesso dei castelli di Arco e Penede. Malgrado il recupero delle proprietà ottenuto dagli Arco nel 1614, le contese fra il governo tirolese e i conti attorno a Castel Penede proseguirono ininterrotte fino al 1703: in quell’anno le truppe francesi, di passaggio in Trentino nel corso della guerra di successione spagnola, lo occuparono e lo distrussero. Penede fu così ridotto a una pittoresca rovina, i cui lacerti murari sparsi, sopravvissuti agli incendi e ai crolli, si combinano allo sperone roccioso, alla fitta vegetazione e allo straordinario panorama sul lago in un paesaggio di rara suggestione.

L’aspetto attuale dei ruderi consente di cogliere solo parzialmente le dimensioni e l’articolazione del complesso fortificato prima delle distruzioni del 1703. Sulla sommità del colle sorgevano gli edifici di maggiore qualità, destinati ai signori e alle guarnigioni di stanza nel castello e attorniati da più linee di difesa, oggi di difficile lettura a causa delle scarse tracce sopravvissute. La cinta esterna di mura, meglio conservata, si sviluppava attorno al colle per circa 230 metri ed era scandita da torri e bastioni collegati da camminamenti, frutto di ripetuti lavori di rinforzo e ammodernamento collocabili fra il Trecento e il Cinquecento.

Luca Gabrielli, Soprintendenza per i beni culturali

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I ruderi sono liberamente accessibili

Note sull'accessibilità del sito

Il Castello è raggiungibile con strada forestale preceduta da stanga, e a seguire con sentiero accidentato percorribile a piedi o con mezzi speciali.

Rilevazioni eseguite dal personale della Cooperativa HandiCREA

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