Aspettando il Dantedì a Trento

Focus sul modellino del monumento a Dante di Cesare Zocchi conservato nella sede della Soprintendenza

Arsace Boschi (da Cesare Zocchi), Modellino del monumento a Dante di Trento, particolare del gruppo di Minosse, bronzo, 1921 circa. [ Trento, Soprintendenza per i beni culturali]

È uno dei simboli della città e, per le sue dimensioni, una delle più grandi opere d’arte mai realizzate in onore di Dante Alighieri. Il monumento di Cesare Zocchi, che dal 1896 si erge al centro di piazza Dante a Trento, è universalmente conosciuto e gode di buona salute, specialmente dopo il restauro effettuato a spese dello Stato nel 2011, in occasione del 150° anniversario dell’unità d’Italia.

Pressoché sconosciuto è invece il modellino del monumento conservato a Palazzo Tambosi, sede della Soprintendenza per i beni culturali della Provincia autonoma di Trento, di cui vogliamo in questa sede raccontare le vicende.

Il manufatto, in bronzo e altra lega metallica, misura in altezza 104 cm ed è montato su un basamento marmoreo ottagonale, che a sua volta poggia su un piedistallo in forma di colonna scannellata. L’altezza complessiva
raggiunge i 218 cm. Sotto la figura del poeta corre la scritta: “DANTE GENIO TUTELARE DELLA LINGUA ITALIANA”.

Non si tratta del bozzetto preparatorio predisposto dallo scultore fiorentino per il concorso del 1890 (che si conserva nelle collezioni della Fondazione Museo storico del Trentino), ma di una replica posteriore all’inaugurazione del monumento, avvenuta l’11 ottobre 1896. Il manufatto in esame riproduce fedelmente, in scala, la redazione finale dell’opera di Zocchi e venne realizzato a Firenze da Arsace Boschi (Firenze 1875 - post 1939). Tecnico specializzato delle Officine Galileo, Boschi fu titolare negli anni Trenta di una propria officina di costruzioni meccaniche con sede a Rifredi in via del Romito 39, l’odierna via Filippo Corridoni, come si ricava dall’Annuario Politecnico Italiano. Fu sua nipote, Isabella Boschi, a donare nel 2010 il manufatto alla Provincia autonoma di Trento, che l’accettò con determinazione del 18 maggio dell'anno successivo. In tale occasione la donatrice riferì che il nonno “frequentava una fonderia fiorentina, di cui purtroppo non resta traccia, sita in Via Corridoni a Firenze”: si trattava della Fonderia Gabellini, che fu rilevata nel 1919 da Ferdinando Marinelli, fondatore di una delle più rinomate fonderie artistiche italiane, tuttora esistente.
Del modellino sono noti altri esemplari pressoché identici: uno di essi, risalente al 1921, fa parte delle collezioni del Museo Dantesco di Ravenna ed è stato recentemente esposto in mostra alla Biblioteca Classense. Altre versioni, anche in scala ridotta, sono transitate in tempi recenti sul mercato antiquariale.

Quest’anno ricorre il settimo centenario della morte di Dante e le celebrazioni si sarebbero dovute concentrare nella giornata del 25 marzo, felicemente ribattezzata Dantedì. Purtroppo il confinamento e i divieti imposti dalla nuova ondata della pandemia hanno fortemente ridimensionato le manifestazioni che in tutta Italia si stavano preparando per festeggiare l’importante anniversario. Per il momento ci limitiamo dunque a offrire questo focus sul modellino di Arsace Boschi, che rimane esposto alla pubblica vista nell’atrio di Palazzo Tambosi. Ma confidiamo, nei prossimi mesi, di poter contribuire con altre iniziative all’anno dantesco.

Roberto Pancheri - Ufficio beni architettonici
parte di: Lavori in corso

22/03/2021

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